Sergio Dalmasso storico del movimento operaio. QUADERNI CIPEC e Altri Scritti
  

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Scritti e Materiale Vario di Sergio Dalmasso - Quaderni CIPEC

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schede 1960  2010   Torna alle categorie

Giugno- luglio 1960: testi, riflessioni, nodi

 

La reazione popolare al governo Tambroni, nel giugno- luglio 1960, ha modificato, per una fase non breve, il quadro politico- sociale nazionale.

Giustamente, nel numero 6- 7 di questa rivista, Claudio Grassi ha sintetizzato i fatti, gli scenari nuovi che si aprivano e un ciclo di lotte che si sarebbe chiuso nell’autunno ‘80 (sconfitta alla FIAT).

Stupisce, davanti ad avvenimenti così importanti, lo scarso numero di testi che allora, nei decenni successivi ed anche oggi- nel cinquantesimo “anniversario”- ricordato a Genova, Reggio Emilia, Roma, Palermo, oltre che da un bel filmato di Mimmo Calopresti- abbiano raccontato le drammatiche giornate dell’estate ’60, ma anche riflettuto circa la loro influenza sulla stagione politica, sulle trasformazioni generazionali, sull’ondata di lotte che queste anticipavano.

Nel 1960 escono tre libri: Francesco GANDOLFI, A Genova non si passa, (prefazione di Sandro Pertini), Milano, Avanti!; Anton Gaetano PARODI, Le giornate di Genova, (prefazione di Giorgio Amendola), Roma, Ed. Riuniti; Giulio BIGI, I fatti del 7 luglio, (prefazione di Ferruccio Parri), Roma, Ed. Riuniti.

I testi sono accomunati dal racconto drammatico (le settimane di iniziativa antifascista, la protesta del ponente operaio, le manifestazioni, gli scontri di piazza a Genova, la protesta di una città antifascista e partigiana come Reggio, sino ai cinque - son morti sui vent’anni- uccisi dalla polizia), da un breve inquadramento politico (il governo DC appoggiato dal MSI, il congresso nazionale fascista convocato a Genova, il tentativo autoritario di Tambroni, la conclusione da leggersi in positivo- la caduta di Tambroni- e in negativo – le pesanti condanne al carceredi tanti manifestanti-, dalle prestigiose prefazioni che danno autorità alle narrazioni e alle valutazioni degli autori, “militanti politici di base”.

Di grande interesse è il dibattito, non solamente politico, immediatamente successivo. “Rinascita” di luglio- agosto offre valutazioni differenziate sull’origine e sulla natura della protesta. Se l’editoriale di Togliatti e gli interventi di Parri ed Amendola propendono per una lettura “democratica ed antifascista”, è Vittorio Foa ad insistere sulla nuova dimensione della questione sociale (lavoro, fabbrica, salario…).

Parallela è l’attenzione per l’esplosione giovanile. Una generazione accusata di disimpegno è entrata in scena in modo per molti inatteso, ponendo in luce l’esistenza di una questione generazionale che sarà centrale nei due decenni successivi.

Andrea BARBATO, Balilla l’ha impedito e Dovunque magliette a strisce, in “L’Espresso” 10 e 17 luglio 1960 e Pier Paolo PASOLINI, Il risveglio dei giovani, in “Vie nuove”, 16 luglio 1960, leggono i fatti alla luce di questa “novità” e si interrogano sulle prospettive. All’antifascismo e alla questione sociale non si somma una dimensione esistenziale, “personale” (musica, modo di vestire, relazioni…) da parte di una generazione sempre erroneamente analizzata con criteri moralistici?

Di eguale importanza la tematica di classe che si lega alla spinta antifascista e la trascende.

Il documento del Movimento 30 giugno è una accusa frontale alle scelte di PCI e sindacato, rivendica le opzioni più radicali della Resistenza, frenate o tradite dalle dirigenze politiche, esalta l’azione diretta e il controllo operaio nelle fabbriche, contro le mediazioni sindacali e partitiche.

Sulla stessa lunghezza d’onda è il grande Danilo Montaldi, sempre capace di cogliere le novità e le tendenze, con Il significato dei fatti di luglio, in “Quaderni di Unità proletaria”, n. 1, Cremona 1960.

Nascono qui tante tematiche che accompagneranno il dibattito, non solamente partitico, per tutti gli anni ’60.

Debole (per quantità, non per qualità) la riflessione su questi fatti nei decenni successivi. Il n. 19, giugno 1981, di “Classe”, Gli operai di Genova, 1950-1970 (in particolare il saggio di Salvatore Vento e le interviste a cura di Livia Botta), ha il merito di offrire un profilo completo su una città operaia, sul forte legame tra le fabbriche ed il movimento partigiano, sulle grandi lotte per l’occupazione e contro le ristrutturazioni industriali che si susseguono ininterrottamente. Le giornate del giugno 1960 non sono, quindi, un episodio, ma l’intreccio tra questa storia ed organizzazione operaia e la nuova dinamica giovanile.

Interessante e di prospettiva è l’analisi di Giovanni DE LUNA, I fatti di luglio 1960, in I luoghi della memoria, a cura di Mario Isnenghi, Bari, Laterza, 1997. La protesta di massa contro il clerico- fascismo di Tambroni è segno anche delle modificazioni strutturali del paese, del diverso rapporto città/campagna, nord/sud. L’antifascismo, emarginato per 15 anni, diventa protagonista della nostra storia, agente di cambiamento sociale; i giovani, produttori, consumatori si affacciano sulla scena come cittadini. Problematiche le osservazioni sul nesso legalità- illegalità e sulla violenza, dagli anni ’20 entrata nell’organismo profondo del paese, come dimostreranno, contraddittoriamente, gli anni ’70.

Buona la ricostruzione di Philip Cooke, Luglio: 1960: Tambroni e la repressione fallita, Milano, Teti editore, 2000. Il testo ha il merito di disegnare un quadro preciso dell’Italia di fine anni ’50: l’instabilità dei governi, le trasformazioni economico- sociali, le resistenze (forze economiche, settori di oltre Oceano, parti consistenti della Chiesa cattolica) alla nascita del centro- sinistra, il ruolo del MSI in tante giunte locali (compresa quella di Genova) e il suo tentativo di inserimento a livello nazionale, l’atteggiamento di questori e polizia, il quadro internazionale (dal gollismo al Congo, alla riorganizzazione del fascismo internazionale).

Ancora, è utile la pubblicazione di tanti documenti, reperibili solamente nei testi coevi ai fatti e quindi poco conosciuti. E’ utile ancor oggi leggere i manifesti antifascisti, gli scritti dell’ANPI, il discorso di Pertini a Genova, l’arringa di Terracini in difesa dei tanti imputati che saranno condannati. Non sono solamente archeologia politica.

Da non dimenticare il testo di Luciano RADI, dirigente DC, Tambroni trent’anni dopo. Il luglio 1960 e la nascita del centro- sinistra, Bologna, il Mulino, 1990. Il parlamentare democristiano analizza, dall’interno, lo scontro nel governo e nel partito, le tendenze che si manifestano, da quelle autoritarie a quelle che tendono all’apertura al PSI alla quale, nei fatti, Tambroni viene sacrificato.

Nel cinquantenario, caduto da pochi mesi, i pochi testi usciti tornano a riepilogare i fatti e a riprendere, (purtroppo con scarsa attenzione delle reti televisive e della stampa “che conta”), il dibattito e le analisi sulle prospettive innescate dalla sconfitta del tentativo reazionario.

Gli Editori riuniti ripubblicano Le giornate di Genova di Anton Gaetano Parodi, partigiano e giornalista dell’”Unità”, scomparso da lungo tempo. Spiace che analoga attenzione non sia stata riservata agli altri testi dello stesso anno ( di Gandolfi e Bigi).

30 giugno, la Resistenza continua. Moti di piazza e repressione nei giorni del governo Tambroni, Genova, Coedit, 2010, di Riccardo NAVONE, ripercorre ed inquadra gli eventi: l’appoggio del Msi al governo, la proclamazione del suo congresso a Genova, le proteste in tutta Italia, gli scontri di Genova, il 30 giugno, quindi i morti di Licata, Palermo e Catania, i parlamentari manganellati a Roma, la strage di Reggio Emilia, il 7 luglio, sino alle dimissioni del governo, dopo giornate drammatiche e una tensione che non si viveva dal 1948.

L’analisi dell’autore è serrata ed attenta ad ogni avvenimento. Le centinaia di foto completano la lettura e si sommano ai tanti scritti del tempo: documenti, volantini, articoli e pagine di giornale, sino alle sentenze che condannano tanti lavoratori per le manifestazioni “eversive”.

Di particolare interesse sono il retroterra, la storia operaia di Genova.

Dallo sciopero generale del 1900 contro le leggi repressive (i cinque giorni al porto che aprono la strada al periodo giolittiano) all’insurrezione del 1945 che libera la città ben prima dell’ingresso degli alleati. Quindi, il lavoro e il movimento operaio sono nuovamente protagonisti contro le ristrutturazione e il ridimensionamento produttivo del dopoguerra, alla S. Giorgio nel 1950, nel 1950- ’51 all’Ilva, tra il ’50 e il ’55 al porto, nel 1960 all’Ansaldo.

Forse non a caso, contro questo intreccio di lotte sociali e democratiche, contro questa città dei diritti e della libertà, si muove, quasi come vendetta, la drammatica repressione del luglio 2001.

Utilissima la rassegna di articoli, scritti dell’epoca che permette una lettura ed una valutazione completa.

Diversa l’impostazione di Al tempo di Tambroni. Genova 1960: la Costituzione salvata dai ragazzi in maglietta a strisce, Milano, Mursia, 2010, di Annibale Paloscia, ex vicedirettore di “Avvenimenti”.

L’autore percorre i fatti soffermandosi in particolare sui nodi politici. La spinta reazionaria di Tambroni, trova un contraltare in Aldo Moro che guarda alla prospettiva del centro-sinistra.

La tesi centrale dell’autore, che usa archivi e documenti spesso inediti, è che Le magliette a strisce non avrebbero vinto senza Moro e Moro, senza quei ragazzi che riempivano le piazze di democrazia, non ce l’avrebbe fatta a sollevare il suo partito contro le pericolose ambizioni di Tambroni.

Paloscia offre grande attenzione alle modificazioni della condizione giovanile, ai residui fascisti presenti in gran parte degli apparati dello stato, alla condizione dei poliziotti, ai prefetti, alla realtà internazionale che tanto peso ha sulla situazione italiana, agli equilibri interni ai partiti e ai dirigenti che li guidano (Nenni, Fanfani, Saragat, Togliatti…), oltre, ovviamente, a Moro, vero primattore. Ne emerge un quadro completo, piegato più sul versante partitico- istituzionale che su quello operaio, complementare ad altri scritti.

A cinquant’anni di distanza da questa spinta, democratica, giovanile ed operaia che salvò, nel nostro paese, la democrazia poi mille volte messa in discussione (stragi, tentati golpe, P2, legami internazionali…), sino all’attuale involuzione che ripropone la lettura gobettiana del fascismo e dell’attuale destra imperante come autobiografia della nazione, una rilettura di quella grande mobilitazione popolare è necessaria per comprendere gli anni successivi, l’atipico 68 lungo italiano, anche per interrogarci sull’attuale egemonia di una destra antidemocratica e reazionaria, non molto diversa (clericalismo, difesa dei privilegi, autoritarismo, beceraggine…) da quella di allora.

Sergio Dalmasso